Loredana

Monterosso

“Quando abbiamo comprato quello che sarebbe diventato l’agriturismo Buranco, 17 anni fa, qui era tutto bosco. Questo terreno richiede pazienza: non è un processo a cui si può scappare.

Fino al 1750 l’economia principale del territorio era basata sui bachi da seta, che venivano filati a Chiavari.

Poi una malattia li ha estirpati, hanno cominciato ad impiantare degli arbusti al posto dei gelsi, ma erano infestanti. I boschi qui di fatto non esistevano, i primi erano verso Pignone. Infatti, quando parlano di macchia mediterranea qui, mi scappa da ridere… qui non c’è macchia, solo rovi, di quelli che non ci si può neanche fare l’amore dietro. Eppure, non si può rimpiantare. Valle a capire, tu, le regole che l’uomo si impone, per illudersi di avere sotto controllo le cose: il terreno, il paese, la vita.

Il problema principale oggi è che c’è troppa gente. Bisognerebbe fare un voucher: 25, 30 euro al giorno che devi spendere necessariamente sul territorio.

Ho lavorato quarant’anni in banca, ho delle idee su come far girare le cose. Sono originaria di Montemarcello, nella mia famiglia siamo sempre stati possidenti terrieri, mi piaceva l’idea di avere un posto qui. Se potessimo, faremmo una cantina nuova, qui dobbiamo fare e disfare ogni volta una cantina provvisoria per fare lo sciacchetrà. Se mi passi la metafora, qui è come avere un figlio bello: ti fa piacere, ma magari ti crea più problemi di quello brutto.

È un problema di amore per il territorio: qui molta gente aspetta novembre per andare tre mesi a Cuba.

E così per la vendemmia noi abbiamo una squadra internazionale: dall’Africa, dall’Asia. Lavorano benissimo. Sono spesso quelli che sono arrivati da fuori a dare il maggior contributo, qui come altrove”.