
12 Apr Gabriel

Manarola
“Quando nasce qualcuno, nelle Cinque Terre, si mette via una cassa di Sciacchetrà.
A sette anni travasavo il vino con mio nonno Bramante, nato nel 1900. A undici aiutavo mia madre in osteria. Ero ballerino, per seguire il locale ho dovuto rinunciare ad andare a fare l’accademia ad Amsterdam quando avevo 19 anni.
Lui, Bramante, a 18 anni si è imbarcato per la Prima Guerra Mondiale, ma due mesi dopo era finita. Poi ha aperto una salagione di acciughe.
Aveva dei soci, tre barche.
Ma la concorrenza delle acciughe spagnole prima della Seconda Guerra Mondiale li mise fuori mercato, così i soci scapparono e lui fallì. Fu così che decise di aprire il locale. Mise da parte una cassa di Sciacchetrà, come fosse una nascita. Ce l’ho ancora, è talmente vecchia che è l’unica rimasta con l’etichetta dove è ancora scritto ‘Sciachetrà’, con una C sola. “Fallirai di nuovo” gli dicevano tutti. E invece era il ‘58, lui è morto nel ‘92, e lo ha fatto qui dentro. Ora portiamo avanti il locale noi della terza generazione, anche se la mamma ci dà sempre una mano.
Mia sorella fa il mattino, io il pomeriggio. È una divisione semplice. Ci piacciono le cose semplici.
Mio padre era sudanese, i miei si erano conosciuti a Genova quando studiavano lì all’Università, poco dopo la mia nascita ci trasferimmo con tutta la famiglia in Sudan. Quando avevo tre anni mia madre decise di tornare in Italia. Io la seguii insieme alla mia sorellina, mentre mio padre rimase nel suo Paese. Fu l’ultima volta che lo vidi: sette anni dopo ricevemmo la notizia della sua morte nella guerra civile sudanese.
Quando ho compiuto 40 anni ho aperto tre bottiglie della cassa di Sciacchetrà.
La prima era imbevibile, sono andato a Milano per prendere un volo il giorno dopo e per poco non lo perdevo da quanto sono stato male. La seconda era così così, la terza eccezionale. È come per la vita, tre persone che nascono e crescono nello stesso tempo e nello stesso luogo diventano persone così diverse. Non ti so dire se buone o cattive. Ma diverse. Non c’è una ricetta, bisogna rassegnarsi che nella vita un tot di cose dipendono dal caso.
Secondo mio nonno il termine Sciacchetrà derivava da ‘Sciacca e Trà’: Schiaccia e togli”.