
18 Mar Amy

Riomaggiore
“In cosa si vede che sono americana? Nella testardaggine, e nel senso pratico. Un anno l’asilo nido stava per chiudere: mancava un solo bambino per tenerlo aperto. Non si poteva farne uno, ma si poteva pagare una retta in più. Allora ho comprato un sacco di piante e abbiamo iniziato a chiedere offerte in paese per raccogliere fondi. C’è gente che ha lasciato 50€ per una piantina. Abbiamo pagato la retta e l’asilo è aperto tutt’ora. È questo spirito di comunità che mi fa amare l’Italia, e questo posto in particolare.
Sono nata in California, a un passo dal parco di Yosemite. E sono finita a vivere in quello delle Cinque Terre. È buffo, no?
Quando avevo 18 anni il mio sogno era andare in una grande città, e mi sono spostata a Sacramento. Ma poi mi sono stufata, ho capito che la mia dimensione era un’altra. Più umana.
La prima volta sono venuta quando avevo 22 anni, in vacanza. Sono tornata perché è il posto che amavo di più in Italia. Quattro mesi dopo ho conosciuto mio marito, figlio dell’alimentari del paese. Ricordo ancora il suo corteggiamento, era così italiano! Mi portava il cappuccino con il cappellino e il grembiule. Ora vivo qui da 16 anni, ho questi due figli meravigliosi, Mario e Marco, e un’attività nel ramo della ricettività. Quando ho iniziato venivano a bussarci alla porta dell’agenzia, e cercavano le case più convenienti, ora invece online è tutta una ricerca del lusso, anche per i soggiorni brevi.
Adesso in paese siamo una piccola comunità di mamme straniere, ma all’inizio ero totalmente sola, non è stato facile essere accolta. Avevo studiato spagnolo, e giravo sempre col dizionario tascabile. Alcune volte imparavo le parole pensando fossero in italiano e invece era dialetto. Quante gaffe!
So che in qualche modo sarò sempre “l’americana”, ma io mi sento davvero di qui, e anche per questo adoro recuperare tradizioni che rischiano di andare perse.
Abbiamo riportato la Sagra dell’Uva dopo 27 anni che non si faceva. Non facciamo marketing, è solo per i paesani, non vogliamo diventi troppo grande.
Conosci la tradizione del pisellino di Pasqua? Vedi! Non la conosce nessuno fuori da qui. E invece è bellissima, sono semi di veccia, li devi mettere in ammollo e poi con poca terra, lasciarli al buio completo… vabbè, è un processo lungo, bisogna cominciare venti giorni prima di Pasqua, ma dovevi vedere quante persone hanno partecipato quest’anno!
Dell’Italia faccio fatica ancora a tollerare l’inefficienza, la mancanza di comunicazione corretta, le vecchiette che si infilano in coda superandoti.
Ma sono molte di più le cose che amo. Siete un Paese così pacifico! Beh, a parte adesso magari, dico. Ad esempio: voi dite ‘Prendere due piccioni con una fava’, mentre in America nello stesso detto i piccioni li lapidiamo. Vedi?
Ora lavoro molto coi bambini, anche con l’azienda Possa, sui progetti “Fanti enta bettiga” e “Fanti enti cian”. Lo pronuncio bene?
Ho iniziato un blog per dare informazioni corrette sulle Cinque Terre, ai turisti ma anche ai locali, sullo stato di apertura dei sentieri, gli eventi… Recentemente ha superato il milione di visitatori, intanto.
Lo so che l’Italia è un Paese di vecchi, ma forse da anziana vorrei tornare a vivere in California. Per la comodità più che altro. Tutte queste scale, tra qualche decennio, forse le vedrò più sfinenti che affascinanti.”